DG dighe: il sacco è bucato... ma neppure si svuota

Roma -

L'organizzazione precaria della Direzione Generale per le dighe e le infrastrutture idriche elettriche” che dura ormai dal 2007 quindi 5 anni “non ha reso possibile effettuare programmazione di spesa secondo efficacia ed esigenze

Ad affermare quanto sopra, senza mezzi termini, è l'attuale Governo dei tecnici nella relazione tecnica al decreto della cosiddetta “spending review” (DL 95/2012), motivo per cui il Governo stesso, (per ora solo per il 2012) si riprende  2,5 milioni di euro non spesi dalla inefficiente direzione dighe. (1.514.000 poi a decorrere dal 2013)

Insomma se si è inefficienti non si sanno neppure spendere i soldi!

Al di la di aver messo evidentemente il naso nei bilanci relativi ai capitoli di spesa “autonomi” della d.g., solo per soddisfare i "famelici istinti" che danno origine alla spending review dei tagli lineari, le affermazione del Governo in merito alla suddetta disorganizzazione rimangono certamente gravi.

Fin dal 2007 un Commissario ad acta, certo anche molto impegnato con il suo staff per la nota emergenza dei Mondiali di Nuoto, ben tre direttori generali, di cui l'ultimo ormai stabile da anni, ed una task force di 20 dirigenti per poco più di 70 funzionari, non sono riusciti, né a spendere i diversi milioni di euro dei concessionari in cassa, né ad organizzare le attività se non precariamente.

Di non precario rimangono solo i lauti compensi dagli 80.000 ai 150.000 solo per stipendi base, esclusi collaudi, ecc. dei suddetti dirigenti, nonché le laute liquidazioni con cui molti raggiungeranno il giusto collocamento a riposo dopo una vita lavorativa di successi.

Esempio emblematico, in negativo, che dimostra che i problemi non sono tanto le risorse quanto la guida  della pubblica  amministrazione.

Tagliare le risorse alle strutture e non riformarne il vertice, come stà avvenendo con questo ed altri interventi della legge, avrà nefasti effetti per la pubblica amministrazione dell'immediato futuro, raddoppiando i problemi che la affliggono.

Invero, spendere soldi e contemporaneamente creare efficienza, non è affatto semplice se la strada intrapresa dai manager pubblici è quella opposta rispetto ad una oculata pianificazione ed organizzazione del lavoro, sia in sede centrale che negli uffici tecnici periferici,  nel caso della d.g. dighe che si sviluppa sul territorio nazionale in altre nove sedi, nonché alla netta rinuncia a logiche clientelari, presenti nell'ex Registro Italiano Dighe così come alla attuale direzione generale, e regolarmente “alimentate” da ripetute ordinanze emergenziali (protezione civile) e da una dirigenza troppo spesso poco trasparente.

Se tali amministratori, in settore delicato del Ministero che ricordiamo si  dovrebbe occupare non precariamente ed ai massimi livelli di protezione civile in materia di dighe e controllo delle strutture idriche,  non hanno saputo spendere ed hanno creato generale disorganizzazione vediamo  quali misure almeno parziali e quali spese invece sono state fatte.

Ecco alcuni esempi illuminanti:

  • esternalizzazione persino del protocollo e gestione archivi, caso unico nel MIT

  • esternalizzazione servizi informatici di Help Desk per anni pagando 6000 euro, al mese procapite, per lavoratori ovviamente precari e con contratti di formazione

  • esternalizzazione, ancora ostinatamente mantenuta in essere, degli essenziali servizi sistemistici su cui si basa tutta la gestione informatica di servizi essenziali della direzione, sborsando anche in questo caso 80.000 euro annui (dati dell'amministrazione 2011) per singole professionalità esterne (cioè pagati quanto dirigenti) e disperdendo irrimediabilmente le conoscenze.

    La "lungimirante" dirigenza apprezza gli insostituibili servigi (tanto paga Pantalone)... le società esterne intascano e ringraziano facendo  la "cresta" sul lavoro sfruttato.

  • portali web pagati e mai realizzati, stampanti inutili, telefonini, internet gratis, gadget tecnologici per dirigenti e funzionari, carte di credito inutili.

  • straordinari retribuiti a personale estraneo alla direzione ingaggiato  per prestazioni autorizzate non si sa come e con criteri ignoti

  • indennità distribuite ex ordinanza fino a 750 euro mensili con motivazioni deboli o sconosciute

  • 600.000 euro annui per consulenze “facili” nel solo 2011; alte professionalità cui è stata assegnata financo la progettazione dei bagni della sede centrale, mai realizzati.

  • sistemi informatici costati oltre il milione di euro di finanziamenti comunitari (SIRSI) ingestiti e destinati all'abbandono con spreco enorme di fondi e perdita di professionalità

  • pessima gestione delle vertenze di inquadramento dei lavoratori ex RID con spese legali e cattiva integrazione tra i lavoratori.

Viste le funzioni essenziali a tutela dei cittadini e la insolita abbondanza di risorse, si sarebbe dovuto organizzare il lavoro,  valorizzare al massimo tutto il proprio personale, creando eccellenza, farne confluire altro motivato attraverso non "fugaci inerpelli" di richiesta personale (e diremmo falsi), ma attivando percorsi organizzativi condivisi e sostenuti a livello perlomeno dipartimentale, fino ad ottenere nuove assunzioni in deroga sulla base di una oggettiva pianificazione delle attività ed inderogabili necessità di protezione civile, ma curando in primis appunto la pianificazione  organizzativa della direzione e la trasparenza anche in merito alle direttive su incentivi e collaudi attività, invece, ben floride e fluide da  sempre presso dette strutture.

Si è fatto il contrario:

  • organizzazione del lavoro zero: l'ultimo direttore generale Ing. Iadevaia in tre anni non ha neppure emanato gli ordini di servizio per stabilire "chi fa che cosa", "chi viene e chi va", nè voluto definire organicamente i fabbisogni di professionalità, i limiti di competenza ed operatività sia in sede centrale che negli uffici tecnici dipendenti funzionalmente da Roma ma incardinati nei provveditorati.

    L'idea dell'organizzazione del lavoro che sembra aver esposto il management della direzione è piuttosto  quella delle decisioni unilaterali,  senza alcun confronto pur urgentemente richiesto dalla nostra O.S., ed i risultati si sono purtroppo visti: una situazione di debolezza dalla quale bisognerà urgentemente cercare di uscire.

  • Formazione zero per gli interni: fino a  formare il suddetto personale esterno.

  • Relazioni sindacale pessime (lo dimostrano tre sentenze di condanna per antisindacalità proprio in merito a materie organizzative)

  • Sicurezza e salute: interventi scarsissimi o nulli sul piano del benessere organizzativo con comportamenti datoriali al limite dell'omissivo.

 

E così via.

Se solo una parte delle risorse non spese o spese male fosse poi stata utilizzata per sostenere la ormai asfittica Cassa Assistenza e Previdenza, pertinentemente all'attività ispettiva svolta dai lavoratori della direzione,  sarebbe stato già  successo ed è stata invece una altra occasione persa.

Non è davvero un bel risultato per un Ufficio che dovrebbe occuparsi di protezione civile e sicurezza dei cittadini a valle degli sbarramenti.

A quasi cinquanta anni dalla tragedia del Vajont (2013) non c'è quindi da stare tranquilli.

La USB si farà parte attiva per chiedere urgenti risposte al vertice politico, qualunque esso sia nei mesi a venire, per il superamento della precaria  situazione della direzione generale dighe, casomai prima che il  legislatore "frettoloso" sia spinto a deviarne altrove, ed ancora una volta  infruttuosamente per la collettività, le funzioni svolte e con esse la  consistente torta dei contributi dei concessionari dighe.

Coordinamento USB PI Min. Infrastrutture e Trasporti