Sul ricorso alla corte europea per il riconoscimento economico del mancato rinnovo del CCNL.

ALLE LAVORATRICI E AI LAVORATORI

Roma, 21 marzo 2016. In questi giorni avrete ricevuto il comunicato di un sindacato autonomo circa il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell’uomo per il riconoscimento economico del mancato rinnovo del CCNL.

Vogliamo dire la nostra!
Ogni sigla esprime una strategia sindacale che la contraddistingue dalle altre. A nostro avviso sostituire le lotte dei lavoratori delegando un avvocato in un’aula di tribunale alla risoluzione dei conflitti, legandoli, perciò, alla decisione monocratica di un giudice, significa svilire l’azione sindacale ed accrescere la possibilità che venga strumentalizzato l’esito della sentenza.

Un po’ di storia.
L’anno scorso un ricorso effettuato da alcuni sindacati autonomi del Pubblico Impiego (GILDA, CSE, CONFSAL ecc...) di fronte alla Corte Costituzionale, ha ottenuto il riconoscimento della violazione dell’art. 39 della Costituzione. Quali sono i principi di questo articolo Costituzionale?
Sono l’individuazione delle prerogative e delle funzioni delle associazioni sindacali quali il diritto a contrattare.
Quindi, predetto ricorso non è stato impostato sul diritto del lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro, e in ogni caso sufficiente ad assicurare per se e la sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa, come recita l’art. 36, ma sul diritto del sindacato a contrattare.
Infatti il Governo Renzi, che disdegna tutti i corpi intermedi sociali, ha risposto stanziando “ben 8 euro lordi” per i rinnovi contrattuali, come per dire... ecco adesso contrattate su questi!
Poi.. per prendere ancora tempo, è stato aperto un tavolo dell’ARAN sulla questione “ prioritaria” della riforma dei comparti di contrattazione prima dei rinnovi dei CCNL.


Tornando al ricorso in questione.
Ora il “sindacalismo giudiziario”, con il pretesto del ricorso alla Corte Europea Dei Diritti dell’uomo che chiede la condanna del Governo Italiano a pagare un indennizzo per i blocco del contratto dal 2010, guarda caso, esige iscrizioni e/o esborsi, anche cospicui, di denaro dai ricorrenti.
Rammentiamo che l’UE è lo stesso apparato che, attraverso la BCE ha chiesto l’abbattimento del costo del lavoro (lettera di Draghi e Trichet a Berlusconi nel 2011) attraverso riforme strutturali che hanno come primo obiettivo la dissoluzione di tutte quelle forme di tutela dei lavoratori:
l’inasprimento delle norme dei Contratti Nazionali, che introducono forme sempre più flessibili di lavoro, l’estensione del jobs act anche al pubblico Impiego (è solo una questione di tempo... i decreti delegati della c.d. riforma Madia sono in dirittura di arrivo), fino al licenziamento in 48 ore. Tutto questo, a parer nostro, dovrebbe avere tutt’altra risposta da parte dei sindacati piuttosto che un mero ricorso alla Corte di Giustizia Europea dall’esito incerto...

Pertanto la USB non vuole certo denigrare la volontà di un lavoratore di veder riconosciuto un diritto, anche nelle aule di giustizia, tuttavia sottolinea la necessità di opporsi con fermezza alla distruzione dei diritti, di rivendicare un salario che recuperi l’inflazione reale e una pensione dignitosa, di riconquistare il diritto alla salute attraverso una sanità pubblica che funzioni e il diritto all’istruzione attraverso una scuola pubblica che non sia fondata sui principi dettati dal modello imprenditoriale come la riforma della “buona scuola”.

In questi ultimi anni abbiamo sempre più spesso assistito al proliferare di ricorsi che hanno avuto il solo effetto di accrescere le tessere di questi sindacati e non hanno portato ad alcuna vittoria né vantaggi per i lavoratori e le lavoratrici di questo paese.

Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego - Coordinamento nazionale Ministeri
ministeri@usb.it