Ministeri. VOGLIAMO UN CONTRATTO VERO

Nel quadro delle iniziative che i lavoratori del comparto ministeri stanno attuando, sono previste nei prossimi giorni assemblee dei lavoratori degli uffici statali nelle città di Napoli, Bologna, Torino

Nazionale -

La RdB del comparto ministeri continua la mobilitazione perché la trattativa per il rinnovo contrattuale del comparto ministeri intrapresa dal 29 maggio scorso, dopo lo scellerato accordo sottoscritto la sera precedente da Governo e cgil, cisl e uil, vuole portare i lavoratori dei ministeri ad un arretramento generale delle condizioni di vita e di lavoro. L’attacco è portato avanti parallelamente sia sul piano salariale sia sul piano dei diritti con la complicità anche di quei sindacati che con il governo precedente assunsero un atteggiamento di rivendicazione politica e sociale.

 


Per quanto riguarda la parte economica, è stato accettato,dai sindacati concertativi, un protocollo d’intesa contenente un irrisorio aumento salariale relativo al biennio 2006-2007, considerata la forte perdita del potere di acquisto dei salari subita negli ultimi anni, che prevede, come dicevamo nei comunicati precedenti, la vacanza contrattuale per il 2006, il grosso degli incrementi dal 2007, che dovranno essere approvati con la finanziaria 2008 e una parte di questo incremento  finirà nel salario accessorio da utilizzare secondo i criteri previsti dal memorandum.

Tutto ciò in cambio  di una triennalizzazione del contratto, anche se da dichiarazioni di dirigenti di CGIL, CISL e UIL viene negata ogni modifica dell’assetto contrattuale. Si tratta del classico oste che elogia il proprio vino; si tratta degli stessi sindacati che hanno fatto passare la riforma Dini come una conquista per i lavoratori; l’abolizione della scala mobile e degli scatti automatici, relativi ad ogni biennio, necessari per la ripresa dell’economia nazionale poiché era da questi meccanismi che derivava l’inflazione, niente di più falso.


Sul piano dei diritti  si vuole mettere mano, in modo peggiorativo, all’attuale ordinamento professionale che avrebbe dovuto sanare, con i passaggi all’interno delle aree e tra le aree, il decennale problema del mansionismo ma che, invece,  ha visto soltanto il 30 % dei lavoratori usufruire di questi percorsi di riqualificazione, mentre il 70 % è rimasto al palo, tra cui il ministero di Giustizia dove non c’è stato un lavoratore, uno, che è stato destinatario di un avanzamento di livello.

L’ordinamento proposto dall’ARAN prevede il mantenimento delle tre Aree e l’aumento delle posizioni economiche all’interno delle stesse,mentre CGIL, CISL e UIL vogliono aumentare ulteriormente le posizioni economiche. Ecco perché è necessario continuare la mobilitazione!  


Dobbiamo continuare le assemblee sui posti di lavoro perché è determinante la presa di coscienza di tutti i lavoratori.

Perché questo sta avvenendo, nelle centinaia di assemblee che stiamo tenendo nei vari ministeri emerge dagli interventi dei lavoratori quanto sono incazzati  considerando che sono  oltre cento mila i lavoratori che non hanno visto una progressione di carriera e di conseguenza una progressione economica.

Per quanto riguarda l’ordinamento professionale due cose vanno fatte immediatamente: una sanatoria rivendicando un passaggio di livello per gli oltre centomila lavoratori che sono stati esclusi dalla lotteria dei percorsi e l’eliminazione dell’area A, considerato che nel comparto parastato si va verso l’eliminazione dell’area A e B.

Inoltre, si dovrà prevedere l’eliminazione di quelle assurdità e discrasie, per esempio, che pongono su tre diverse posizioni economiche,all’interno di due diverse Aree lavoratori che svolgono la stessa funzione quali: il personale ispettivo del Ministero del Lavoro, i cancellieri e gli ufficiali giudiziari del Ministero della Giustizia e il personale ispettivo della Motorizzazione Civile.


E’ necessario continuare la mobilitazione per contrastare questi nefasti disegni previsti dal contenuto di questo rinnovo contrattuale, e quelli relativi alle modifiche degli attuali assetti istituzionali dei ministeri legati al trasferimento delle competenze e del personale come è il caso del ministero del Tesoro, dove è prevista la chiusura di circa 80 uffici periferici, il trasferimento delle competenze relative alle commissioni mediche di verifica e del personale delle stesse commissioni.

Dobbiamo evitare che si inneschi per i lavoratori degli uffici periferici un processo di mobilità che li vedrebbe, soprattutto per quanto concerne i livelli bassi, in una posizione subalterna –da ultimi arrivati- penalizzati anche dal fatto che da trent’anni sono  inquadrati, magari, in B1 e in B2.


Allo stesso modo è prevista la chiusura degli uffici periferici della Motorizzazione; modifiche sono previste per il ministero dei Beni Culturali il cui Ministro certamente vorrà ulteriormente incentivare  la privatizzazione della cultura e meccanismi quali il conto terzi; per il ministero dello Sviluppo Economico, il cui Ministro  non perde occasione per rivendicare di aver fatto più privatizzazioni e liberalizzazioni rispetto all’ex governo, e certamente apporterà modifiche volte a privilegiare le imprese.

Allo stesso modo, avviene attualmente con la vigilanza alle società cooperative che da anni, dopo quella scellerata scelta, fatta a suo tempo, di togliere la competenza al Ministero del Lavoro che aveva un corpo ispettivo dislocato su tutto il territorio nazionale, non si garantisce più la tutela dei diritti dei soci di cooperative e dei lavoratori, soprattutto in questa fase di imbarbarimento delle condizioni di lavoro derivanti dall’esternalizzazione dei servizi che vedono i lavoratori e i soci delle cooperative lavorare senza diritti e con salari da fame.

Bisogna prevedere il diritto alla perequazione perché non può essere che all’interno dello stesso ministero ci siano lavoratori inquadrati nella stessa posizione economica ma con diversa retribuzione.


Perciò siamo convinti che non rappresentiamo assolutamente un costo per la società bensì una risorsa a tutela del servizio pubblico che necessariamente deve rimanere pubblico per garantire ai cittadini ed ai lavoratori l’esercizio dei propri diritti in tutti i campi, dal lavoro alla sicurezza sui posti di lavoro, alla salute, all’istruzione,ecc.

- vogliamo garantire ai cittadini servizi idonei, anche per questo continueremo a lottare oltre che per rivendicare e salvaguardare il nostro sacrosanto diritto ad un salario adeguato al costo della vita e ad un avanzamento di carriera poiché non è pensabile che un lavoratore resti inchiodato trenta anni allo stesso livello di inquadramento.


Continueremo la mobilitazione e le assemblee non solo sui posti di lavoro, ma ci attiveremo anche con assemblee cittadine di comparto a cominciare dalle città di Napoli, Torino, Bologna per spiegare la portata dell’attacco

– saranno assemblee alle quali parteciperanno i lavoratori di tutti i ministeri presenti sul territorio

– per determinare rapporti di forza maggiori consapevoli che l’attacco avviene su un piano più generale da parte di questo governo, di Confindustria e dei poteri delle banche che in modo sempre più arrogante lavorano per ridurre i costi, tagliare ed esternalizzare servizi, privatizzare la previdenza rubando il TFR ai lavoratori privati e quanto prima anche ai pubblici dipendenti.

Una buona occasione per aumentare i rapporti di forza è rappresentata certamente dalle elezioni delle RSU che ci saranno nel mese di novembre prossimo, pertanto, è necessario che i lavoratori che condividono il progetto delle RdB si candidino nelle liste che presenteremo su tutti i posti di lavoro.  

Bisogna  dire  basta  ed  alzare  la  testa  poiché  non  contrastando  questi     processi    governo,  confindustria    e    poteri   finanziari   si sentiranno  in  diritto  di  togliere  ai  lavoratori  non  solo  diritti  e  salario   ma  anche   la   dignità.