PAGHEREMO CARO, PAGHEREMO TUTTO... ... se non li fermiamo! Una frase semplice e lapidaria per illustrare quello che accadrà a breve
a cittadini e lavoratori italiani, che saranno chiamati a fare durissimi – e probabilmente inutili – sacrifici per “salvare” i conti dell’Italia.
Le cifre sono note: il debito pubblico ha toccato la cifra record di quasi 1.900 miliardi di Euro, con un’incidenza sul PIL pari al 120%, e ogni anno l’esborso per interessi sui titoli di Stato è pari a circa 70 miliardi di Euro l’anno.
Senza scendere in tecnicismi economici, oggi ci troviamo di fronte alla richiesta, da parte della BCE (Banca Centrale Europea), del FMI (Fondo Monetario Internazionale) e di quell’entità “sovrannaturale” che sono i “mercati”, di diminuire l’incidenza del debito pubblico sul PIL di una percentuale pari al 5% annuo, con il risultato che l’Italia dovrà reperire nel bilancio pubblico, ogni anno, e per i prossimi 20 anni, la cifra di 50 miliardi di Euro, ai quali si aggiungono altri 70 miliardi di Euro annui per il pagamento degli interessi sul debito.
Totale del conto presentato al bilancio pubblico dell’Italia:
120 miliardi di Euro annui.
È EVIDENTE CHE L’ECONOMIA ITALIANA, I CITTADINI E I LAVORATORI
ITALIANI NON POSSONO SOSTENERE UNO SFORZO SIMILE!
Se l’ultima manovra economica “lacrime e sangue” di settembre, quella che ha falcidiato i bilanci degli enti locali e aumentato l’IVA, è stata di “soli” 54 miliardi di Euro... cosa succederà con manovre da 100 miliardi di Euro?!?
“Ce lo chiede l’Europa”...questo il ritornello che sentiamo da anni! E la lettera firmata daJean-Claude Trichet (presidente della BCE) e Mario Draghi (governatore della Banca d'Italia e futuro presidente BCE), inviata in forma segreta al governo italiano il 5 agosto scorso, ed integralmente pubblicata dal Corriere della Sera il 29 settembre, ci fa capire chiaramente quali sono queste richieste. Tra le altre cose, infatti, nella lettera si chiedono:
- la “piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali” che “dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala”;
- una riforma della “contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi a livello di impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L’accordo del 28 giugno - afferma ancora la BCE - si muove in questa direzione”;
- un intervento pesante sulle pensioni di anzianità, a partire dall’allineamento dell’età pensionabile delle lavoratrici dei diversi settori lavorativi;
- tagli pesanti alle spese per gli enti locali (nella lettera definite “autorità regionali e locali”);
- una “riduzione significativa dei costi del pubblico impiego rafforzando le regole per il turn-over e, se necessario riducendo gli stipendi”.
È così quindi che si intendono trovare i soldi nelle prossime manovre! Vendita del
patrimonio pubblico, privatizzazioni, tagli alla spesa pubblica ed ulteriori sacrifici per i lavoratori, con la definitiva demolizione di quel che dello Stato sociale e di pubblico resta!
Questa lettera, oltre ad aver rappresentato una vergognosa interferenza nella vita politica ed economica, e ad aver dettato le manovre economiche a Berlusconi e Tremonti, fa capire cosa pretende il potere finanziario europeo dai cittadini e dai lavoratori italiani. Cittadini e lavoratori che di fronte a queste pesanti richieste si trovano letteralmente soli perché larga parte del parlamento, infatti, è sostanzialmente d’accordo con le richieste della BCE: Enrico Letta, vice segretario del PD, principale partito di “opposizione”, si è affrettato a dichiarare “I contenuti della lettera di Draghi e Trichet rappresentano la base su cui impostare politiche per far uscire l’Italia dalla crisi.
Qualunque governo succederà al governo Berlusconi dovrà ripartire dai contenuti di quella lettera”.
Quanto ai sindacati... Cgil, Cisl e Uil sono stati praticamente elogiati da Draghi e Trichet per aver firmato l’accordo interconfederale del 28 giugno, con il quale ora c’è la possibilità che gli accordi aziendali determinino deroghe e modifiche, anche sostanziali ai contratti nazionali, relative alla prestazione lavorativa, agli orari e all’organizzazione del lavoro. Cgil, Cisl e Uil si sono quindi resi complici della BCE, nonché parte attiva nell’avanzato stato di devastazione dei diritti e delle tutele dei lavoratori: i lavoratori ed i cittadini italiani devono quindi prendere profondamente atto di ciò, e levare il proprio sostegno a queste organizzazioni, che a parole fanno finta di lottare, e nei fatti pugnalano alle spalle i lavoratori.
In risposta alla missiva di Trichet e Draghi, USB ha occupato la sede romana della Commissione Europea, lo scorso 6 ottobre consegnando una lettera indirizzata a José Manuel Barroso. È stata questa l'unica iniziativa politico-sindacale di netta e forte opposizione alle politiche economiche varate nell'ambito dell'Unione Europea. USB ha così denunciato la definitiva perdita di autonomia e credibilità delle istituzioni italiane,eterodirette dalle centrali finanziarie europee e ha ribadito il diritto-dovere delle lavoratrici e dei lavoratori italiani - che sono anche gli stessi cittadini che pagano le misure economiche anti-crisi - di non riconoscersi in quelle misure e di non riconoscere il debito "pubblico" che di "pubblico" ha poco o nulla. Il debito che ci vogliono far pagare è quello nato dalle speculazioni finanziarie ed è soltanto il loro debito.
Siamo quindi consapevoli, e devono esserlo anche i lavoratori, che se le richieste della BCE, del FMI e dell’Europa passeranno, assisteremo alla definitiva distruzione dello Stato, alla vendita del patrimonio pubblico e a privatizzazioni selvagge delle quali beneficeranno i “soliti”, cioè banche, finanziarie, “grandi” imprenditori (sempre moltobravi a mettere le mani su società pubbliche che operano in regime di monopolio, al fine di ottenere laute rendite di posizione). Non si può più far finta di niente, lasciar correre, tirarsi fuori!
I LAVORATORI E I CITTADINI ITALIANI SONO CHIAMATI
A LOTTARE E A SCENDERE NELLE PIAZZE!
Solo una grande mobilitazione popolare intorno ad una piattaforma che preveda il non pagamento del debito e modifiche sistemiche che colpiscano non soltanto i grandi patrimoni, ma i meccanismi finanziari che hanno determinato la crisi attuale, può portare a sventare il tentativo dei poteri finanziari europei di mettere le mani sull’Italia!
15 ottobre 2011, Roma, ore 14, piazza delle Repubblica:
prima giornata di mobilitazione internazionale contro la crisi,
con parola d’ordine: NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO!
Ricordiamo inoltre l'appuntamento con la Conferenza europea delle Organizzazioni Sindacali dei Servizi Pubblici, promossa dalla Segreteria Europea del WFTU, Federazione Sindacale Mondiale di cui USB è componente.
La conferenza si terrà a Roma il 26 e 27 Ottobre prossimi.
Obiettivo della Conferenza è il rafforzamento del ruolo e della funzione del sindacalismo conflittuale in Europa, contro la distruzione dello stato sociale e l'attacco ai lavoratori pubblici, contro le privatizzazioni e la precarietà.
USB Pubblico Impiego
13 ottobre 2011